venerdì 31 gennaio 2014

La stella che non c'è (2006)

primo piano
La storia di un viaggio non soltanto geografico, che spinge fuori dall'Italia un uomo di Buonavolontà
Marzia Gandolfi     * * * - -

Una compagnia cinese rileva l'altoforno di un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà, ex manutentore specializzato scopre un difetto nell'impianto. Per prevenire incidenti sul lavoro e garantire gli operai che dovranno manovrarlo, Vincenzo parte alla volta della Cina. Vuole consegnare personalmente la centralina modificata ai nuovi acquirenti. Giunto a Shanghai incontra di nuovo la loro giovane traduttrice, Liu Hua, che lo accompagnerà in un viaggio attraverso la Cina e dentro se stesso.
Come Il ladro di bambini e Lamerica, l'ultimo film di Gianni Amelio è la storia di un viaggio non soltanto geografico, che spinge fuori dall'Italia un uomo di Buonavolontà. La Cina, lontana dall'essere la "favola" immaginata o riferita dai media, rivela al protagonista una realtà che ha dismesso affetti e diritti (umani) e vive al ritmo dei tempi di produzione. Panorami industriali, cantieri a cielo aperto, architetture monumentali, zone rurali annegate dall'acqua della diga più grande del mondo, dove si naviga a vista, rincorrendo la modernità e realizzando un capitalismo selvaggio. L'occidente esporta all'oriente il suo modello e i suoi guasti, gli stessi che Buonavolontà vuole caparbiamente correggere e sostituire. Perché il suo essere operaio appartiene a un mondo perduto o magari a quella stella che non c'è (più). Buonavolontà è un'ideale di professionalità estinta, qualificata per prendersi cura di una macchina di acciaio, con pazienza, senza fretta. E nel viaggio cinematografico di Amelio, Vincenzo Buonavolontà è di nuovo il padre di figli putativi, il fratello maggiore di uno minore, il carabiniere di fuggitivi, accanto alla giovane Liu Hua che insegna traducendo o rimanendo silente. Liberamente ispirato al romanzo di Rea, La dismissione, Amelio racconta di un cavaliere umano e della sua impresa: inserire nel disegno più ampio del mondo globalizzato un pezzo e il senso della propria vita, il suo mestiere.

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mercoledì 29 gennaio 2014

Lamerica (1994)

http://www.nowvideo.sx/video/b2433319ee32e

DRAMMATICO – DURATA 125′ – ITALIA                                                         
Due faccendieri italiani, Fiore e Gino, comprano un calzaturificio statale in Albania. Trovano anche un “uomo di paglia” come socio locale, un povero vecchio con problemi mentali, Spiro. Quando questi si volatilizza, Gino lo cerca e lo trova, ma l’affare va a monte…

Le prime immagini sono quelle di un vecchio documentario propagandistico del ventennio fascista, che mostra come gli italiani abbiano "civilizzato" l'Albania. Poi ecco le immagini moderne, ambientate nel 1991. L'Albania è un paese in rovina, con un caos ovunque indescrivibile, che sogna l'Italia vista alla televisione. La gente cerca di scappare per arrivare in Italia, ma non tutti i viaggiatori sono diretti all'estero. Infatti, ve ne sono anche alcuni, pochi, che sono diretti in Albania.
L'affarista "Fiore" e il giovane assistente Luigi arrivano con il loro moderno fuoristrada pick-up. Fiore è ideatore di una sostanziale truffa, ovvero simulare un'iniziativa economica (comprare una fatiscente fabbrica di scarpe) sfruttando le leggi italiane sull'imprenditoria all'estero, allo scopo di intascare ingenti contributi statali. Fiore è il capo della delegazione, e nel vedere la catastrofe umanitaria in cui versa il paese critica aspramente la politica che lo ha ridotto così, mentre il funzionario albanese che li accompagna cerca di giustificare lo stato miserevole in cui la sua terra versa. Lungo le strade si vedono anche alcuni dei bunker comprati dalla Cina dall'ex-dittatore Enver Hoxha.
Alla fine del viaggio d'andata, i due sono presentati ad una donna che dovrebbe fare da prestanome per la proprietà della fabbrica. Ma Fiore scopre che questa donna, che specificatamente era stata richiesta come "priva di parenti", è in realtà vicina al funzionario (che si giustifica, dicendo che è solo una "cugina di terzo grado"). Allora Fiore perde la pazienza e chiede di avere un albanese senza parenti che possano in qualche modo beneficiare della sua nomina. E non fidandosi chiede di visitare un ospizio. Qui, in condizioni di disagio terribile, vivono molti anziani e disabili, fra i quali Fiore e Luigi ne trovano uno adatto al ruolo di prestanome della società. Così lo tirano fuori dall'ospizio e lo portano con loro.
Le vicende si complicano quando l'anziano "presidente" fugge dalla struttura delle Suore di Madre Teresa dove era stato portato, costringendo Luigi ad inseguirlo. Il vecchio, giunto in una cittadina col treno, viene aggredito dai ragazzini di strada, che gli rubano anche le scarpe e quasi lo soffocano. Alla fine Luigi lo ritrova in un ospedale, dove è ricoverato, e, nonostante sia a malapena in grado di camminare, lo porta via. Ma è sorto un terribile dubbio: la dottoressa ha detto che il vecchio non è albanese, ma italiano, perché parlava in italiano e aveva detto di chiamarsi Talarico Michele. Luigi ribadisce che lui ha un passaporto albanese, ma la dottoressa racconta all'ignaro Luigi che dopo la seconda guerra mondialegli italiani rimasti in Albania vennero perseguitati e fucilati, così molti cambiarono identità. Anche il vecchio taciturno è dunque uno degli italiani dispersi nel dopoguerra? Luigi lo affronta chiaramente: ma tu chi cazzo sei? gli urla spazientito.
Viene fuori un poco per volta quello che l'uomo ha nascosto per decenni: si chiama Michele, ed è un siciliano, che fu mandato decenni prima a combattere in Albania, partendo lo stesso giorno in cui nacque suo figlio. Michele è convinto che il suo bambino adesso abbia 4 anni, che esista ancora una famiglia che lo aspetta a casa, e che lui stesso abbia ancora vent'anni. Pensa addirittura di essere in Abruzzo. Luigi lo tratta malamente, seccato dai suoi vaneggiamenti.
Il recupero è appena riuscito, quando le vicende si complicano ulteriormente: mentre l'azienda calzaturiera viene scoperta dalle autorità antifrode albanesi (ad insaputa di Luigi, che come accadeva all'epoca non aveva supporti di telefonia mobile), Luigi si ferma per cercare cibo e un bagno, dice ad un poliziotto di tenere lontano i ragazzini che sciamano ovunque, ma quando torna trova il suo veicolo senza più le ruote. A quel punto l'italiano è bloccato, e comincia ad inveire verso la folla, muta, che sta ora a distanza... albanesi del cazzo! urla fuori di sé.
Il vecchio, nel frattempo, sale su di un malandato e sovraffollato autobus, Luigi lo vede e cerca di raggiungerlo, salendo anch'egli sul mezzo. Cerca di farsi largo tra gli albanesi in piedi, ma i suoi modi arrabbiati quasi lo fanno pestare dai presenti, così scende di tono e si posiziona vicino al vecchio. L'autobus viene fermato su di un ponte da un posto di blocco della polizia. Luigi si fa largo con il vecchio, facendosi riconoscere come italiano. Poi salgono su di un camion diretto a Tirana. Lì Luigi viene bersagliato dalle domande dei ragazzi che si stanno dirigendo a loro volta nella capitale per imbarcarsi e scappare in Italia. Uno di loro si sente progressivamente male e muore nell'indifferenza degli altri, troppo eccitati al pensiero di andare in Italia a crearsi una nuova vita.
Alla fine i due arrivano nella capitale e lì, in un locale telefonico, Luigi scopre che la truffa è stata scoperta: il vecchio non è più presidente e lui stesso non ha più un lavoro. Luigi, progressivamente più colpito dall'altruismo e dall'ingenuità di Michele, inizia ad assecondarlo. Cerca di sistemarlo in un ristorante, dando soldi all'esercente, poi torna in albergo, ma trova la polizia ad aspettarlo: senza saperne il motivo, viene rinchiuso in una buia e sudicia cella con altri uomini.
Interrogato, gli viene spiegato che l'arresto è avvenuto a seguito della scoperta della truffa, ma anche che la polizia è in realtà interessata a mandare in prigione il funzionario corrotto. Gli viene suggerito di lasciare l'Albania, ma non gli è restituito il passaporto, perché ufficialmente Luigi dovrebbe restare nel Paese fino al processo.
Così Luigi arriva ad una soluzione estrema: prende una nave strapiena all'inverosimile assieme agli emigranti, e lì trova anche Michele, che è convinto di far rotta verso l'America. Luigi rinuncia ad ogni ragionamento: restà lì, disperato e forse speranzoso al tempo stesso, tra centinaia di albanesi che viaggiano alla volta della terra promessa, l'Italia. Sui volti della gente - i bambini, i giovani, le donne - e con uno sguardo all'orizzonte si chiude il film.

lunedì 27 gennaio 2014

La vita rubata 2008



La vita rubata è un film per la televisione andato in onda su RaiUno per la prima volta il 10 marzo 2008, ispirato all'omicidio di mafia di Graziella Campagna, ragazza di 17 anni impiegata presso una lavanderia, uccisa nel 1985 perché aveva scoperto che la lavanderia era in realtà solo una copertura per attività criminali.

Le indagini portate avanti nonostante i numerosi ostacoli dal fratello Pietro hanno portato nel 2004 alla condanna degli assassini della sorella ed allo smantellamento dell'organizzazione mafiosa.

Questo film doveva andare in onda il martedì 27 novembre 2007, ma il Ministro della Giustizia del periodo, Clemente Mastella, ha bloccato la messa in onda in vista della sentenza di appello dei sicari per il giorno 13 dicembre 2007.[1]

Il film è stato rimandato in onda il 16 dicembre 2009 e il 18 luglio 2011 su Rai Uno alle 21:10 in prima serata.
Interpreti e personaggi Giuseppe Fiorello: Pietro Campagna Andrea De Francesco: Pietro Campagna (Bambino) Guia Jelo: Bianca Genovese Marcello Mazzarella: Capitano Pierleoni Alessio Vassallo: Pasquale Campagna Larissa Volpentesta: Graziella Campagna Federica De Cola: Nicoletta Campagna

La vita rubata
PaeseItalia
Anno2007
Formatofilm TV
Generedrammatico
Durata107 min
Linguaoriginaleitaliano
Caratteristiche tecniche
Aspect ratio
Colorecolore
AudioDolby SR
Crediti
RegiaGraziano Diana
SoggettoGraziano Diana, Stefano Marcocci, Domenico Tomassetti
SceneggiaturaGraziano Diana, Stefano Marcocci, Domenico Tomassetti
Interpreti e personaggi
FotografiaBlasco Giurato
MontaggioValentina Mariani
MusichePino Donaggio
ScenografiaMariangela Capuano
CostumiFiamma Bedendo
ProduttoreAlessandro Jacchia, Maurizio Momi
Casa di produzioneAlbatross EntertainmentRai Fiction
Prima visione
Prima TV Italia
Data10 marzo 2008
Rete televisivaRai Uno

La vita rubata è un film per la televisione andato in onda su RaiUno per la prima volta il 10 marzo 2008, ispirato all'omicidio di mafia di Graziella Campagna, ragazza di 17 anni impiegata presso una lavanderia, uccisa nel 1985 perché aveva scoperto che la lavanderia era in realtà solo una copertura per attività criminali.
Le indagini portate avanti nonostante i numerosi ostacoli dal fratello Pietro hanno portato nel 2004 alla condanna degli assassini della sorella ed allo smantellamento dell'organizzazione mafiosa.
Questo film doveva andare in onda il martedì 27 novembre 2007, ma il Ministro della Giustizia del periodo, Clemente Mastella, ha bloccato la messa in onda in vista della sentenza di appello dei sicari per il giorno 13 dicembre 2007.[1]
Il film è stato rimandato in onda il 16 dicembre 2009 e il 18 luglio 2011 su Rai Unoalle 21:10 in prima serata.

  • Il film è stato girato nelle cittadine di Letojanni e Savoca.
  • Il luogo dove verrà trovato il corpo della vittima non è quello dove in realtà si sono svolti i fatti.
  • Il luogo del Ritrovamento è Forte Minaia/Crispi invece di Forte Campone
  • Edizioni Musicali - Rai Trade
  • Organizzatore - Vincenzo Cartuccia
  • Produttori RAI - Paola Foffo, Federica Rossi
7.604.000 Telespettatori: - 28,49% Share:

La vita è bella (1997)

DRAMMATICO – DURATA 131′ – ITALIA                                                         
Orefice Guido, cameriere e poi libraio nell’Italia del ventennio, ha sposato una maestrina ricca, ed è ebreo. Esattamente come il suo vecchio zio, e come Orefice Giosué, il suo bambino. Come tutti gli ebrei, i tre sono stati caricati su un camion, poi su un treno, e portati in un campo di concentramento…

Schindler’s List [B/N] (1993)

STORICO – DURATA 195′ – USA                                                                 
Oskar Schindler (Liam Neeson), industriale tedesco di origine morava, arriva a Cracovia nel 1939, poco dopo che la vasta comunità ebraica è stata costretta al ghetto. Schindler riesce a farsi assegnare molti ebrei, sfruttandoli come manodopera in una fabbrica di pentole. Colpito dalla ferocia della persecuzione razziale nazista…


Mondo Cane 1962









http://laverabestia.org/play.php?vid=570

Mondo cane è un film documentario del 1962 diretto da Paolo CavaraGualtiero Jacopetti e Franco E. Prosperi.

Mondo cane è considerato il capostipite di un filone cinematografico di documentari sensazionalisti, che prese il nome di mondo movie, volti a impressionare il pubblico mostrando usi e costumi insoliti, stravaganti e grotteschi delle etnie di tutto il mondo. Le immagini e l'onnipresente commento pseudo-sociologico fuori campo sottolineano ogni genere di dettaglio raccapricciante.
L'anno successivo fu realizzato il seguito Mondo cane 2.
Nel 1986 il regista Stelvio Massi ha realizzato Mondo cane oggi, l'orrore continua(evidente sequel del Mondo cane di Jacopetti, Cavara, Prosperi) e, nel 1988,Mondo cane 2000: l'incredibile.
Al pari di altre famose realizzazioni dello stesso genere cinematografico, questo film viene spesso riproposto in orario notturno da reti televisive private, in Italia, senza alcuna censura.

Fu presentato in concorso al 15º Festival di Cannes,[1] dove ottenne il premio per la migliore produzione (la Cineriz di Angelo Rizzoli) alla presenza degli autori. Il film ottenne un grande successo internazionale ed ebbe una nomination all'Oscarnel 1963 per il tema della Ti guarderò nel cuore (in inglese, More) contenuto nella colonna sonora di Nino Oliviero e Riz Ortolani. Vinse il Premio David di Donatello per la migliore produzione.
Mondo cane.JPG
Una scena del film
Titolo originaleMondo cane
Paese di produzioneItalia
Anno1962
Durata108 min
Colorecolore
Audiosonoro
Generedocumentario, Mondo Movie
RegiaPaolo CavaraGualtiero JacopettiFranco E. Prosperi
SoggettoPaolo CavaraGualtiero Jacopetti
ProduttoreAngelo Rizzoli
FotografiaAntonio Climati Benito Frattari
MontaggioGualtiero Jacopetti
MusicheNino Oliviero Riz Ortolani
Doppiatori originali
Premi

sabato 25 gennaio 2014

Il ladro di bambini 1992

http://www.nowvideo.sx/video/e6yxpr7ykqpk6

Il ladro di bambini è un film del 1992 diretto da Gianni Amelio, vincitore delGrand Prix Speciale della Giuria al 45º Festival di Cannes.[1]
Rappresenta le peripezie ed il carattere di tre personaggi ritratti in una società che deruba i bambini della propria infanzia, che trascura in continuazione i diritti ed i doveri di ciascuno, ma che nonostante tutto non rinuncia a giudicare.
I tre, due bambini ed un adulto, sono continuamente scossi da conflitti reciproci e vengono ripetutamente a trovarsi in situazioni e paesaggi pervasi da squallore e provvisorietà. L'unica fonte di speranza sembra essere la capacità dei protagonisti di riuscire, nonostante gravi difficoltà, a stabilire una sorta di contatto e di rapporto affettivo tra di loro.
I tratti dei loro caratteri vengono ripetutamente illustrati dalle espressioni facciali, ritratte in maniera prolungata in scene piuttosto silenziose. Queste ultime creano un chiaro contrasto con il rumore assordante che caratterizza molte altre sequenze.
Trama
Durante i titoli di testa viene descritto l'epilogo della vicenda di una famiglia di siciliani emigrati a Milano. La madre, senza marito, vive di lavori saltuari e non riesce a mantenere i due figli (Luciano, di nove anni, e Rosetta, undicenne). Per sbarcare il lunario, la madre ha indirizzato Rosetta alla prostituzione. Questa situazione perdura fino al giorno in cui intervengono le autorità. Dopo l'arresto della madre, i bambini sono destinati ad un istituto di Civitavecchia. Antonio,carabiniere, viene incaricato di accompagnarli.
Fin dall'inizio viene lasciato solo da un collega più esperto che avrebbe dovuto tradurre i bambini insieme a lui, ma che preferisce imboscarsi in un'avventura amorosa lasciando l'intera incombenza ad Antonio, il cui aiuto e la cui autorità non vengono neanche accettati dai bambini.
Il viaggio è ulteriormente complicato dallo stato di salute di Luciano, sofferente di asma. L'istituto di Roma, poi, si rifiuta di ammettere i due bambini dato che sembra mancare un certificato medico di Rosetta: si tratta presumibilmente di una scusa della direzione per liberarsi di un caso ritenuto scomodo. I tre si dirigono quindi verso Gela, dove un secondo istituto dovrebbe ospitare Rosetta e Luciano.
Solo e privo del controllo della situazione, Antonio è costretto a improvvisare. Per una notte, i bambini dormono in pensione, poi passano un giorno a casa della sorella del carabiniere il quale, per discrezione, preferisce nascondere la loro vera provenienza e situazione. In occasione di una festa a casa della sorella, una conoscente di famiglia bigotta e petulante riconosce Rosetta da una foto vista su un giornale e va in giro tra gli ospiti mostrando la sua scoperta, sottoponendo la ragazzina alla vergogna pubblica. L'esperienza costituisce un'amara delusione per Antonio ed un vero e proprio trauma per Rosetta. È proprio in questi momenti difficili che tra i bambini ed il carabiniere inizia ad instaurarsi una certa intesa solidale.
Dopo aver attraversato lo stretto di Messina i tre si imbattono in due affabili ed avvenenti turiste francesi, con le quali riescono a comunicare e divertirsi. L'idillio viene interrotto dal furto della macchina fotografica di una delle due nuove amiche. Antonio vede scappare il ladro e senza pensarci un attimo lo insegue. Dopo averlo raggiunto riesce ad arrestarlo ed a portarlo al commissariato diPolizia. Privo di esperienza e perfettamente in buona fede, non considera il fatto che in commissariato dovrà anche rendere conto dell'esperienza del lungo viaggio di tre giorni intrapreso con i piccoli senza avvertire il comando: si tratta del resto di una cosa che Antonio non avrebbe potuto fare nemmeno volendo, dato che doveva coprire il collega imboscatosi all'inizio dell'avventura. Con parole dure e sprezzanti, l'assistente capo lo rimbrotta rinfacciandogli il fatto che il suo comportamento sarà presumibilmente considerato come un sequestro di persona. Doloroso anche il commiato dalle turiste francesi che, appresa la reale vicenda dei bambini, se ne vanno mostrando loro poca empatia.
I tre, feriti dall'esperienza vissuta, devono comunque riprendere il viaggio. Giunti infine in prossimità dell'istituto, si fermano a dormire in auto in uno spiazzo. Il film si conclude con una scena ripresa alla luce dell'alba: i due fratelli si svegliano per primi e, seduti sul ciglio della strada di fronte all'istituto, restano in attesa del loro destino.
Il ladro di bambini
Il ladro di bambini.png
una scena del film
Titolo originaleIl ladro di bambini
Paese di produzioneItaliaFranciaSvizzera,Germania
Anno1992
Durata114 min
Colorecolore
Audiosonoro
Generedrammatico
RegiaGianni Amelio
SoggettoGianni AmelioSandro Petraglia, Stefano Rulli
SceneggiaturaGianni AmelioSandro Petraglia, Stefano Rulli
FotografiaTonino Nardi, Renato Tafuri
MontaggioSimona Paggi
MusicheFranco Piersanti
ScenografiaAndrea Crisanti
Interpreti e personaggi
  • Enrico Lo Verso: Antonio
  • Valentina Scalici : Rosetta
  • Giuseppe Ieracitano : Luciano
  • Florence Darel : Martine
  • Marina Golovine : Nathalie
  • Fabio Alessandrini : Grignani