domenica 29 giugno 2014

DOTTOR KORCZAK (A.Wajda, 1990)

https://www.youtube.com/watch?v=ohaFySwuYqc

Henryk Goldzmit (1878-1942), medico ed educatore ebreo polacco che come scrittore usò lo pseudonimo di Janusz Korczak, continua il suo lavoro di assistenza ai 200 orfanelli che gli sono stati affidati nel ghetto di Varsavia. Pur avendo avuto più di un'occasione di salvarsi, va a morire con loro nel lager di Treblinka. Difficile fare un film (o un romanzo) sul Bene, difficilissimo farlo su un santo laico. Grazie alla sceneggiatura di Agnieska Holland e all'energia interpretativa di Pszoniak (memorabile Robespierre nel Danton dello stesso regista), Wajda ci è riuscito, ritornando ai temi dei suoi film degli anni '50, alla tragedia della Shoah che aveva già raccontato in Samson (1961) e al bianconero. Qualche cedimento retorico e un epilogo poeticizzante e pleonastico sono i peccati minori di un film forte e straziante con due o tre momenti assai belli. Poiché, all'Ovest come nell'Est già socialista, è tornato a soffiare negli anni '90 il vento barbaro dell'antisemitismo, è anche un film attuale.
un film di: A.Wajda
musiche: Wojciech Kilar

Interpreti: Karolina Czernicka (Natka), Ewa Dalkowska (Stefa), Wojcieh Klata (Szloma), Piotr Kozlowski (Heniek), Agnieszka Kruk (Ewka), Wojtek Paszoniak (Dr. Korczak), Adam Siemion (Abramek), Marzena Trybala (Estera)

Trama:

Il medico e scrittore Janusz Korczak è un ebreo polacco. Educatore, è anche il responsabile di un orfanotrofio di Varsavia in cui accoglie e cura circa duecento bambini. Durante l'invasione nazista della Polonia, è stato costretto a trasferire la sua "Casa dell' Orfano" all'interno del ghetto ebraico, dove prosegue nel suo operato. Korczak è impegnato su più fronti. Se da una parte deve confrontarsi con le esigenze materiali e con i problemi di convivenza dei suoi ragazzi, dall'altra deve mediare per la sopravvivenza dell'orfanotrofio con le figure di rilievo politico all'interno del ghetto. Per un lungo periodo egli riesce a evitare che i costanti rastrellamenti tedeschi tocchino i suoi protetti, rinunciando alle numerose occasioni che gli si prospettano per mettersi in salvo. Fino al 6 agosto 1942, giorno in cui Korczak deve scortare i suoi bambini, ignari della sorte che li attende, fino al campo di concentramento di Treblinka, dove moriranno tutti.

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Critica 1: Difficile fare un film (o un romanzo) sul Bene, difficilissimo farlo su un santo laico. Grazie alla sceneggiatura di Agnieska Holland e all'energia interpretativa di Pszoniak (memorabile Robespierre nel Danton dello stesso regista), Wajda ci è riuscito, ritornando ai temi dei suoi film degli anni '50, alla tragedia della Shoah che aveva già raccontato in Samson (1961) e al bianconero. Qualche cedimento retorico e un epilogo poeticizzante e pleonastico sono i peccati minori di un film forte e straziante con due o tre momenti assai belli. Poiché, all'Ovest come nell'Est già socialista, è tornato a soffiare negli anni '90 il vento barbaro dell'antisemitismo, è anche un film attuale.

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